Da tre anni il peso di tasse e contributi sugli utili commerciali delle imprese in Italia è in diminuzione, ma come si dice in questi casi la strada per la piena competitività fiscale rispetto al resto del mondo e dell'Europa è ancora molto lunga. L'istantanea di quanto sia opprimente il sistema fiscale per gli imprenditori nostrani è arrivata dal consueto rapporto "Paying Taxes" della Banca Mondiale e di Pwc. La sintesi massima del lavoro di ricerca è dire che la pressione fiscale complessiva per le imprese, sintetizzata come Total Tax & Contribution Rate in Italia è pari a 48% dei profitti commerciali, con un miglioramento di 14 punti percentuali rispetto al 2015.
L'indice sintetizza il carico fiscale e contributivo per le imprese (non solo la pressione fiscale) e dice che la posizione complessiva attribuita all'Italia è 112, su 190 economie analizzate. L'Italia rimane in una posizione peggiore rispetto alla media mondiale (Ttcr a 40,5%), dove però il peso cresce di 0,1%, e alla media europea (39,6%). Nel complesso il giudizio del rapporto è positivo. Ben 52 economie hanno registrato un aumento del TTCR, mentre solo 32 lo hanno visto diminuire e tra queste c'è l'Italia che "si dimostra un Paese competitivo rispetto alle economie avanzate comparabili (Germania, Svezia, Belgio, Francia) che hanno registrato un Ttcr più alto". C'è poi un fattore metodologico che potrebbe cambiare le carte in tavola: secondo la Banca Mondiale, l'accantonamento del TFR obbligatorio è considerato un contributo che pesa sull'indicatore. Se questo venisse tolto, il Ttcr italiano sarebbe più leggero di 8,6 punti percentuali.
Il peso di tasse e contributi non è l'unico parametro preso in considerazione: il rapporto evidenzia infatti che l'azienda italiana media necessita di 238 ore per gli adempimenti fiscali (erano 240 nel 2015), a fronte di un dato globale pari a 240 ore. Resta invece costante il numero di pagamenti, pari a 14. Un elemento negativo per l'Italia riguarda la post-compliance, che riflette ad esempio il tempo necessario per richiedere e ottenere un rimborso IVA. In Italia, le aziende impiegano 42 ore per questa pratica, compreso il tempo impiegato per rispondere alle richieste ricevute durante le verifiche fiscali da parte dell'Amministrazione finanziaria (18,4 ore la media mondiale; 7,1 ore la media a livello europeo). Il tempo di attesa per il rimborso è di 62,6 settimane e copre un periodo di sei mesi (26 settimane) tra l'acquisto della merce e la presentazione della dichiarazione IVA annuale (nel caso di studio condotto dal rapporto l'azienda non può richiedere il rimborso fiscale su base trimestrale). A livello globale il tempo stimato è di 27,8 settimane; a livello europeo scende a 16,4 settimane.
Fabrizio Acerbis, partner di PwC TLS, la società che cura la sezione italiana del rapporto, ha dichiarato in una nota di commento: "I dati pubblicati oggi confermano certamente un trend positivo". E osserva che ci sono altri possibili miglioramenti metodologici: nell'indice "non si riflettono, nel caso base preso a riferimento, alcuni interventi legislativi italiani volti a rafforzare le strutture produttive e a ridurre il carico fiscale complessivo. Un esempio è il caso del super-ammortamento del 140% per l'acquisto di beni strumentali, del Patent box, dei crediti per ricerca e sviluppo. D'altra parte, va detto che alcune misure che si riflettono (positivamente) nei dati esaminati quest'anno non hanno portata strutturale e possono essere riassorbite con impatto sull'indicatore". Infine, l'esperto sottolinea come "la pressione fiscale e il costo della compliance non esauriscono le tematiche della fiscalità: la stabilità delle regole, la certezza dell'interpretazione, i tempi del contenzioso, influenzano direttamente la competitività dei singoli Paesi".
Nota: Pagare le tasse 2018 prende in considerazione le imposte, le tasse e i contributi obbligatori a cui una media impresa è soggetta in un determinato anno, nonché gli oneri amministrativi per la presentazione e il pagamento delle tasse e gli obblighi successivi. Le imposte, le tasse e i contributi analizzati comprendono le imposte sul reddito, i contributi previdenziali e le imposte sul lavoro pagate dal datore di lavoro, le imposte sulla proprietà e sulle transazioni immobiliari, le imposte sui dividendi, sulle plusvalenze, sulle transazioni finanziarie, sulla raccolta dei rifiuti, sulla circolazione dei veicoli e altri contributi minori.Articolo tratto da "La Repubblica"